Batterie auto elettriche: manutenzione, costo e smaltimento
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Al giorno d’oggi, le auto elettriche stanno diventando sempre più di moda, sia perché inquinano di meno e sia perché hanno un costo inferiore rispetto alle altre. Nonostante vi siano numerosi vantaggi nell’acquistare un’auto elettrica, ad alcuni sorgono ancora dei dubbi riguardanti le loro batterie.
Il trend che vede la diffusione di auto elettriche è in crescita e in futuro lo sarà ancora di più. Ma la domanda che sorge spontanea a tutti è: quanto costa la manutenzione e dove vanno a finire le batterie?
Vediamolo insieme nei prossimi paragrafi.
Quanto costano le batterie delle auto elettriche?
Una preoccupazione, abbastanza giustificabile per chi valuta l’acquisto di un’auto da tenere a lungo termine, è il costo di sostituzione della batteria. Questo dipende da molti fattori, a partire dalla tecnologia utilizzata, per finire con la densità energetica che ne determina le dimensioni.
Una batteria può incidere sul prezzo finale di un’auto elettrica da un minimo del 20% a un massimo del 50% come per la Smart EQ.
A definire il prezzo, quindi, non sono soltanto le caratteristiche tecniche della batteria, ma anche la commerciabilità del modello sul quale viene montata. In ogni caso, per quanto riguarda una Smart EQ, ad esempio, Il pacco batterie, nel caso in cui debba essere sostituito, viene venduto come ricambio al prezzo di circa 13500 euro.
Per quanto riguarda invece la Nissan Leaf il costo indicativo al cliente finale della batteria è di circa 7.000€
Mentre poi vi sono altre case automobilistiche come la Volkswagen, per esempio, che danno la possibilità di sostituire le singole celle in caso di danneggiamento o malfunzionamento permettendo di evitare la sostituzione dell’intero pacco batterie.
Da cosa dipende la manutenzione di un’auto elettrica
Tra i vantaggi pratici delle auto elettriche c’è certamente il fatto che i costi di manutenzione sono più bassi: la meccanica semplificata, infatti, elimina buona parte degli interventi che riguardano il motore e il cambio, oltre alla sostituzione di vari liquidi.
La maggiore frequenza dei controlli programmati garantisce un costo nettamente inferiore, dovuto appunto al minor numero di interventi e sostituzione delle parti. Nel caso della Nissan Leaf, ad esempio, il costo della manutenzione programmata arriva ad essere inferiore ai 100 euro, meno della metà rispetto a un modello di categoria equivalente con propulsione tradizionale.
Come vengono smaltite le batterie di un’auto elettrica quando diventano inutilizzabili?
La difficoltà nello smaltimento delle batterie è uno dei problemi legati alle auto elettriche. Alcune sono davvero difficili da smaltire e possono essere estremamente nocive per l’ambiente. Un problema già presente ben prima dello sviluppo dell’auto elettrica, in quanto i principali tipi di batterie sono impiegate in moltissimi campi.
Le batterie al piombo sono le più facili da riciclare, perché la parte metallica può invece essere avviata in un forno di fusione a temperature tra 800 e 1.000°C, che permette di ricavare nuovi blocchi di piombo da utilizzare nell’industria metallurgica.
Nickel e cobalto, invece, sono di difficile recupero perché utilizzate sotto forma di sali e richiedono una tecnologia apposita per essere separati da altri metalli. Recuperare quindi il nickel o il cobalto non è quindi affatto facile, in quanto è richiesto un congruo supporto tecnologico per scinderli dalla presenza di altri metalli. Ciò ha ovviamente dei costi non indifferenti. Queste batterie però potrebbero essere impiegate per altri usi: in Giappone, per esempio, sono utilizzate per alimentare i lampioni dell’illuminazione stradale, mentre in Scandinavia , assieme agli accumulatori, le batterie auto scariche sono state installate per illuminare molti palazzi.
Dall’Italia, però, arriva una possibile soluzione! Qualche anno fa, infatti, il COBAT (Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo) ha dato incarico al CNR di Firenze di cercare un processo in grado di recuperare al 100% litio, manganese, cobalto e nichel. È nato quindi questo programma made in Italy che, tra l’altro, sarà il primo europeo a vedere la luce per il recupero completo di questi materiali.
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